Luz Long

LUZ LONG (1913 - 1943)  Carl Ludwig Hermann Long

Atleta tedesco, esempio di sportività e fratellanza

Luz Long

“Le cose possono essere diverse fra gli uomini su questa Terra”
 
Gli alunni delle classi quinte della scuola primaria di Basiglio, nell’anno 2023 hanno individuato Luz Long come Giusto da onorare per il suo esempio di fair play sportivo, fratellanza e solidarietà. In un'epoca segnata tragicamente dalla violenta disumanità dei dittatori, Luz ha saputo mantenere alti i valori del rispetto dell’altro oltre ogni differenza, della correttezza e soprattutto dell’amicizia anche a costo della propria vita. 

 

Biografia

Carl Ludwig Hermann Long nacque il 27 aprile del 1913. Studiò legge all’Università di Lipsia, dove nel 1936 entrò nel Leipziger Sport Club. Dopo la laurea, esercitò la professione di avvocato ad Amburgo, pur continuando a interessarsi allo sport. All’età di 21 anni, nel 1934, arrivò terzo nel salto in lungo ai Campionati europei di Atletica leggera di Torino diventando il beniamino della Nazione tedesca.

 

Ai Giochi olimpici di Berlino nel 1936, voluti da Hitler per dimostrare la supremazia della razza ariana, Luz Long corrispondeva all’immagine stereotipata dell’uomo ariano: alto, biondo, prestante, carnagione chiara, occhi azzurri. Sfidò Jesse Owens, atleta statunitense, nel salto in lungo. Quest’ultimo aveva già fallito due salti e rischiava l’eliminazione. Il tedesco andò invece dall’avversario e gli suggerì di anticipare lo stacco. Confortato dalla lealtà di Long, diventato inaspettatamente un nuovo amico, lo statunitense ritrovò il giusto equilibrio psicologico e, seguendo il suggerimento, riuscì a eseguire correttamente la prova e a conquistare il suo quarto alloro olimpico, grazie all’ultimo salto di 8,06 metri con il quale aveva superato Long, fermo a 7,87 metri. L’atleta tedesco corse subito da Owens per congratularsi, abbracciandolo amichevolmente. I fotografi presenti immortalarono l’evento in una foto che sarebbe diventata contemporaneamente l’icona immortale di quelle olimpiadi e della fratellanza tra i popoli.

 

L’amicizia fra Jesse e Luz continuò ad esprimersi attraverso le lettere. Quest’ultimo proseguì con successo la propria carriera, tanto che un anno dopo, nel 1937, migliorò il primato personale e nazionale, e cominciò poi a cimentarsi nella specialità del salto triplo. Nel frattempo riuscì a terminare gli studi di legge, diventando avvocato nel 1939; si sposò nel ’41, e diventò padre poco dopo. La guerra però iniziava a mettersi male per il Reich ed i comandi militari, bisognosi di rimpiazzare i caduti, alla fine del 1942 inviarono a Long la cartolina precetto, mobilitandolo in fanteria col grado di sergente maggiore. Nel 1943, venne inviato in Sicilia, ma mantenne una fitta corrispondenza con Jesse Owens. Dopo quattro giorni dallo sbarco degli alleati, il 14 luglio 1943, gravemente ferito, fu catturato e trasportato in un ospedale da campo inglese a San Pietro Clarenza, dove i medici militari poterono solo constatarne il decesso. Nel 1950, la Croce Rossa rinvenne i suoi resti nel cimitero di guerra di Ponte Olivo, nei pressi di Gela, per poi traslarli in quello di Motta Sant’Anastasia, dove si trovano tuttora.

 

Nel 1942, Luz dal fronte scriveva a Jesse così: ”Dove mi trovo sembra che ci non sia altro che sabbia e sangue. Io non ho paura per me, ma per mia moglie e il mio bambino, che non ha mai realmente conosciuto suo padre. Il mio cuore mi dice che questa potrebbe essere l’ultima lettera che ti scrivo. Se così dovesse essere ti chiedo questo: quando la guerra sarà finirà vai in Germania a trovare mio figlio e raccontagli anche, che neppure la guerra è riuscita a rompere la nostra amicizia. Tuo fratello Luz”. Jesse Owens, dal canto suo, manterrà la promessa: incontrerà Kai, il figlio di Luz Long e nel 1964 parteciperà anche alle sue nozze. Lo abbraccerà, come tanti anni prima aveva fatto con suo padre. Nel ricordo di un’amicizia che nemmeno la guerra ha potuto separare.

 

Fonte: it.gariwo.net

 

SCULTURA PER LUZ LONG

scultura luz long

L’opera, plasmata insieme agli studenti, è l’esito di una ricerca sull’espressività di fronte ai pieni ad ai vuoti che si offrono al loro sguardo: pieni e vuoti che, in una sorta di osmosi, danno vita ad intrecci in una spinta irrompente verso l’alto.
Le forme espressive che la scultura restituisce, aldilà dell’insegnamento magistrale del Giusto prescelto, simboleggiano “l’eccezionalità del quotidiano” ovvero la consapevolezza che tutti noi, adulti o giovani, possiamo rappresentare la differenza con gesti non necessariamente eroici ma con l’attenzione, il garbo, la gentilezza verso l’altro che potrà farci agire sempre in maniera “giusta” traducendo l’io in noi.
Al pari di una farfalla, la scultura è pronta a spiccare il volo ed è il volo del fanciullo proteso verso nuove mete: con le sue inclinazioni, è un collegamento con l’immenso, è libero e incondizionato come i sogni dell’essere ragazzo, nonostante sia trattenuto a terra dai fusti che lo compongono e lo delineano.

 

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